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19 dicembre 2013 / miglieruolo

La metafora della Minotauromachia di Pablo Picasso

Prelevatp dal blog “Il Sasso nello Stagno” di Angela Greco. Indirizzo: http://ilsassonellostagno.wordpress.com/2013/11/18/la-metafora-della-minotauromachia-di-pablo-picasso-per-i-lunedi-dellarte/

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(per i lunedì dell’Arte)

di Angela Greco

PABLO-PICASSO-MINOTAUROMACHY

Minotauromachia, Pablo Picasso

1935, acquaforte, cm 49,8 x 69,9 – New York, The Museum of Modern Art (MOMA)

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Il Minotauro, nato a Creta dall’amore tra una donna e un toro, è la figura più simbolica di Picasso nelle opere realizzate negli anni Trenta. Occupò molti dei disegni e delle stampe che compongono la Suite Vallard. La leggenda vuole il Minotauro relegato nel labirinto costruito da Dedalo e nutrito con sacrifici di giovani donne e uomini. L’essere mostruoso, le cui sembianze animalesche tradiscono gli istinti brutali che non riesce a dominare, è personificazione tragica della dualità dell’essere umano: ebbro per le libagioni, violenta e uccide le giovani donne. Nell’opera, il Minotauro è condotto con l’inganno nell’arena, dove dalla platea le ragazze compiaciute lo guardano mentre viene ferito. Cieco e ridotto all’impotenza, si lascia guidare da una bambina che con una mano tiene una candela accesa e con l’altra un mazzo di fiori. Tra loro un cavallo sventrato porta sul dorso la donna torero che, in fin di vita, cerca di uccidersi con la sua stessa spada.

Il significato simbolico dell’opera è di difficile interpretazione. La vita, l’innocenza e la luce sono raffigurate dalla bambina, che rappresenta il mondo dell’infanzia che non ha paura dei mostri degli adulti; il corpo straziato della donna torero e il cavallo sono simboli della guerra.

Eseguito durante uno dei periodi più difficili della sua vita, Minotauromachia presenta il dolore e la sofferenza dell’artista attraverso una mitologia personale. La fine del matrimonio con Olga, a causa della relazione con Marie-Thérèse, il cui viso ritroviamo nelle donne affacciate alla balconata, trova nella figura ambivalente dell’uomo-toro la metafora drammatica della vita di quegli anni. [Francesca Toso, Picasso, I classici dell’arte – Novecento, Rizzoli | Skira]

Il Minotauro negli anni Trenta, nella produzione artistica di Picasso, sostituisce l’Arlecchino come motivo ricorrente, comparendo anche nella celeberrima “Guernica”. Le scene di Minotauromachia hanno una violenza memore di Goya e sembrano preannunciare i tragici eventi spagnoli e queste caratteristiche si riscontrano ancor più nell’opera grafica realizzata tra il 1927 e il 1935, come ad esempio questa acquaforte. L’uso del Minotauro è da considerarsi un elemento che si ricollega al periodo surrealista con richiami all’amore come fulcro della vita, al sogno e alla follia, come mezzi per superare la razionalità e come liberazione dalle convenzioni sociali. Il mondo picassiano, successivamente, passerà dalle corride alla mitologia greco-romana, dal paesaggio mediterraneo all’erotismo, fino ai temi della quotidianità, della burla, dello scherzo e del piacere. [Costantino Piazza]

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